Potrebbe arrivare l’ultima chiamata per chiudere l’annosa vicenda dell’accatastamento dei fabbricati rurali nel Catasto edilizio urbano. La Coldiretti sta lavorando in questa direzione. A distanza di sei anni dalla scadenza del termine per regolarizzare la posizione delle costruzioni rurali, risultano ancora iscritti al catasto terreni circa 800mila fabbricati.
La Coldiretti è fortemente impegnata a ottenere la riapertura dei termini per consentire così agli agricoltori di regolarizzare case ed edifici strumentali già a partire dalla conversione del decreto legge fiscale pubblicato in Gazzetta ufficiale e che nei prossimi giorni arriverà in Parlamento.
La mancata regolarizzazione si traduce in una pesante penalizzazione per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali perché solo l’iscrizione nel Catasto urbano dei fabbricati con l’annotazione di ruralità che ne certifica l’effettivo utilizzo per le attività agricole consente loro di beneficiare di importanti agevolazioni fiscali e cioè l’esenzione delle imposte sui redditi e delle addizionali per i fabbricati rurali sia a uso abitativo che strumentale, l’esonero Imu e l’aliquota ridotta Tasi nella misura massima dello 0,1% per i fabbricati strumentali.
Se la misura passerà nel provvedimento fiscale sarà preservato il diritto di molti agricoltori professionali di accedere a significative agevolazioni fiscali risolvendo una incredibile situazione per cui la mancata dichiarazione dei fabbricati rurali potrebbe comportare l’esclusione da tali vantaggi.
Il traguardo è difficile da raggiungere e la battaglia che la Coldiretti sta portando avanti nell’interesse dei suoi agricoltori è complessa, ma deve essere chiaro che se si otterrà la riapertura dei termini si tratterà di un’occasione da non perdere.