La fine dell’anno che si sta avvicinando mi offre la possibilità di salutarvi cordialmente, ad uno a uno, attraverso queste poche righe, farvi i doverosi auguri di Buon Natale di Buon Anno.
Buon anno……si fa presto a dire, ma queste in due parole – certamente abusate in questo periodo – si nascondono le speranze e le prospettive per il futuro. E allora mi pare doveroso fare un a piccola riflessione – nel bene e nel male – sul nostro lavoro.
Innanzi tutto per tentare di prevedere qualcosa per il futuro bisogna conoscere il passato, cosa ci è successo in questi ultimi anni. Tutto sommato facile, è stato proprio l’anno del censimento e, da una prima lettura, dati tragici, le nostre aziende in calo del 41% nel decennio, la superficie agricola del 22%, i capi allevati del 12% e così via.
Io credo ( perlomeno spero) che i decisori politici sappiano leggere i dati meglio di noi ma io non penso che si tratti della progressiva fine del settore. Si tratta semplicemente di una trasformazione che noi dobbiamo cavalcare e che i nostri figli devono subito imparare e metabolizzare. Non so perché nella nostra Regione i fenomeni arrivano sempre un po’ in ritardo rispetto al resto d’Italia ma arrivano: siccome il mondo è rivolto sempre più al profitto, ( e ricordo che abbiamo a che fare con il mondo che c’è non con quello che vorremmo avere) e che i costi sono sempre più alti non riescono a sopravvivere le aziende più piccole . E’ meglio o è peggio ? è certamente una cultura che va spegnendosi ma è ciò con cui – volenti o nolenti – abbiamo a che fare. Certo, poi alla prima pioggia più forte del solito vien giù tutto, ci si lamenta perché i territori marginali sono ormai tutti incolti, e del dissesto ma tant’è ! Eppure proprio in questi casi tutti si riempiono la bocca con gli agricoltori custodi del territorio e ci si domanda perché sono sempre meno.
E allora proprio dal censimento apprendiamo però che i capi medi per allevamento sono cresciuti del 15% e che la superficie media aziendale è aumentata anch’essa del 34 % e allora il bicchiere può essere visto mezzo pieno, non si tratta più di micro aziende, ma di medie aziende, alcune vere e proprie imprese agricole, ma che hanno sempre a che fare con il solito unico grande problema del mondo agricolo : i prezzi ! i prezzi che ci vengono pagati sono sempre troppo bassi rispetto ai costi che sopportiamo e l’agricoltore non può stare ( con le sue gambe) sul mercato. Ecco perché l’agricoltura è sostenuta in tutto il mondo ma le risorse, complice naturalmente la crisi, sono sempre meno. Serve una riflessione e capire che ciò che è stato può anche andar bene nel momento in cui le vacche ( tanto per rimanere nell’ambiente) sono grasse, quando invece le vacche sono magre, o molto magre, non è forse meglio dare priorità negli aiuti a chi – se non riceve proprio quell’aiuto – è destinato a chiudere ? E’ una proposta che abbiamo già avanzato a livello Regionale e che Coldiretti spinge con forza a livello nazionale e comunitario e siamo stati facili profeti se anche la proposta della Commissione Europea sulla nuova PAC parla timidamente di “agricoltori attivi” dandone una definizione assurda legata al reddito e non alla effettiva attività, ma il solo fatto di parlarne traccia un primo solco.
La ricetta deve però comprendere anche il nostro impegno. Certo scopro l’acqua tiepida se dico che le due parole chiave solo qualità e innovazione. Sono due parole che, secondo me, sono trasversali a tutti i settori e non solo quello agricolo ma il settore agricolo ha due opportunità da sfruttare: la prima è che possiamo fare a meno della macchina nuova o della vacanza ma siamo obbligati a mangiare, la seconda è che le opportunità per innovare ci sono e sono entrambi patrimoni e frutti della lungimiranza della politica Coldiretti che, dieci anni fa è scesa per prima nelle piazze a sottoscrivere il patto con il consumatore. Oggi è, finalmente, realtà una nuova coscienza sul consumo locale, sulla tracciabilità e sulla garanzia dei prodotti del territorio. Così come Coldiretti ha voluto, con forza , nel 2001 la legge d’orientamento. La conseguenza è stata la modificazione del codice civile e oggi, gli agricoltori, possono fare anche il pane ! ma c’è la possibilità di utilizzare la filiera cortissima, la vendita diretta, le attività connesse, l’agriturismo ma anche gli agri asili, i lavori non agricoli in appalto e le assunzioni temporanee, lo sfruttamento delle bioenergie, ora le botteghe di campagna amica. Certo, le possibilità ci sono ma gli aiuti non possono e non devono mancare, malgrado la diminuzione degli addetti il settore è indispensabile; ho sentito il presidente nazionale Marini dire, a Cernobbio, agli industriali e alla grande distribuzione che se prosegue questo trend, fra vent’anni ci saranno ancora degli agricoltori italiani, forse pochi, ma che l’industria alimentare italiana e la grande distribuzione italiana, se non rivaluteranno la produzioni agricole locali, non ci saranno più, “mangiate” dallo strapotere delle multinazionali estere. Come dargli torto ?
30 Novembre 2011
FINE ANNO : BUON NATALE E BUON ANNO TRA BILANCI E PROSPETTIVE