17 Marzo 2010
PASQUA : IL MESSAGGIO DEL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO

Credo che il nostro ambiente agricolo valdostano, conservi una spiccata sensibilità religiosa, specie di fronte al richiamo della Chiesa circa la celebrazione del Mistero Pasquale, che è il fondamento ed apice della spiritualità cristiana.
C’è anzitutto un evento da celebrare, che sta alla base di tutta la nostra fede: il sepolcro vuoto, la pietra ribaltata, le bende ed il sudario accuratamente piegati. C’è la desolante mancanza di fede e di coraggio dei suoi apostoli, i quali, nell’ora della prova fuggono o lo tradiscono, o lo rinnegano, tranne Giovanni. C’è Maria Maddalena, la peccatrice convertita, che mentre cerca disperatamente il Corpo del Signore, si sente chiamata da una Voce troppo nota per essere dimenticata. E prima fra tutti, abbraccia il Maestro Risorto, e per Suo esplicito incarico, va ad annunziarlo agli Apostoli: “Ho visto il Signore !”
Questo è l’evento centrale sul quale costruire la nostra fede, nella certezza di edificarla sulla roccia sicura. Evento questo, storicamente incontrovertibile, di cui gli Apostoli sono stati testimoni oculari. E la storia ci proclama che milioni di Martiri hanno gioiosamente accettato di morire, per proclamare davanti a Dio e davanti al mondo, l’obiettiva realtà di questa verità, che è per tutti gli uomini la fonte sicura della salvezza. Proclamazione che continua oggi nel sangue dei martiri dell’Iraq, dell’Afganistan, del Sudan, della Nigeria, e di tanti altri paesi a conduzione mussulmana.
Questo eroismo che tanti oggi pagano sull’altare della propria fedeltà a Cristo e al Suo Vangelo, non è un forte messaggio che ci invita a riflettere ? Il pericolo più grosso che corriamo, è quello di banalizzare un simile evento, e trasformare la verità più documentata e celebrata della storia in una pia leggenda !. Non dimentichiamo che con la Sua Morte e Risurrezione, Cristo ha chiuso il Suo programma di messaggi salvifici, rivolto al mondo. Quale sarà la nostra risposta ? Di fronte a questo mistero che ogni giorno ci interpella, mettendoci davanti salvezza o perdimento, secondo la risposta che noi sappiamo dare, non possiamo rimanere indifferenti. Alle tante proposte di amore che provengono dal Calvario, non possiamo tralasciarle, perché preferiamo essere guidati dalla nostra superficialità: lo sconfinato Amore di Dio, tradito e deriso dall’uomo, avrà un giorno risposte terribili: non dimentichiamocelo !
Ecco perché  la Chiesa, Madre di tutti gli uomini, fa della Pasqua un momento forte, che, sui nostri altari, rinnova ed attualizza il perenne mistero di Gesù che muore e risorge per la nostra salvezza. Ed è il dono che Gesù offre al mondo intero in ogni Messa. Ogni cristiano, nel periodo pasquale ha la possibilità di vivere in prima persona la meravigliosa avventura di Zaccheo: ”Oggi devo fermarmi a casa tua “ E noi sappiamo quale capovolgimento si situazione morale e spirituale il Signore ha portato  !
La Confessione e Comunione Pasquale a cui la Chiesa ci invita, mette a nostra disposizione l’identica esperienza di Zaccheo, e da questa noi vi usciamo uomini e donne più completi, più puliti, più consapevoli della nostra vocazione, più cristiani che hanno scoperto il proprio ruolo, a servizio della società e della Chiesa.
Nel passato in non pochi nostri paesi, era invalsa una antica abitudine – forse dettata da un segreto ed inconfessato rispetto umano – secondo la quale gli uomini ed i giovani venivano prestissimo al mattino, per fare la loro Pasqua, in chiave solidariamente corporativa. Mi ricordo, quando ero vice-parroco a Brusson, ( anni 1953/60) che alle quattro del mattino mi dovevo trovare in confessionale, per il previsto ministero di confessore. E per primi, con rara puntualità, arrivavano gli uomini e giovani di Arcesaz…………! Abitudine oggi scomparsa, che però denunciava una fedeltà, vissuta un maniera un po’ singolare, che faceva parte delle nostre tradizioni religiose. Non si tratta di reinventarla, ma bensì di viverne quel perdurante richiamo che la Chiesa lancia ad ogni coscienza per la Festa di Pasqua. E credo ed auguro che il mondo agricolo valdostano sappia rispondere ancora positivamente all’invito che ci apre gli eterni  orizzonti della grazia.